La coperta da divano per il Natale scozzese

Semplice da confezionare.

Per uno spessore maggiore ho  unito sovrapponendoli due plaid di pile bianchi  acquistati all'Ikea.

Ho eliminato le frange.
Ho tagliato 4 strisce del tessuto scozzese larghe 10 cm. lunghe come i 4 lati.
Ho piegato il bordo col ferro da stiro, le ho imbastite sui plaid e cucite a macchina con punto n° 7.

STILE GUSTAVIANO

 IKEA fedele allo stile svedese.
Tra il vecchio e il nuovo
arredamento in stile gustaviano
Arredamento IKEA stile gustaviano
Nel 1994  mi sono innamorata dello 
stile gustaviano ammirando questi 
mobili all'Ikea.  
Mi sorprese molto il loro assemblaggio.. 
La serie gustaviana riprendeva 
esattamente i modelli dell'epoca e soprattuto 
il lavoro fatto a mano, senza chiodi, ne' viti, ma solo assemblaggio ad incastri ed esclusivamente 
legno massiccio.  
Un omaggio a questo stile svedese. 

Highlander Kilt


Ho un bellissimo ricordo del mio tour in Scozia. Negli occhi e nel cuore sono rimaste le leggendarie Highlands percorse in camper e le notti solitarie nel Glen Coe. I mitici Highland games a John O Groats, la punta all'estremo nord della Scozia, dove gruppi di ragazze partecipavano a gare di ballo al suono delle pipes, le cornamuse scozzesi, mentre uomini grandi e grossi si sfidavano in tornei di giochi arcaici.

Naturalmente in kilt!
L'indumento che contraddistingue gli abitanti della Scozia è il famoso e tradizionale Kilt. Questo è confezionato con il tipico tessuto a quadri che noi chiamiamo semplicemente scozzese. Il tessuto segue trame e intrecci multicolore e si chiama Tartan.

Quale Tartan
Il Tartan è il simbolo della Scozia, per questo all'estero viene chiamato scozzese. É un tessuto che ha origini molto remote. Il tipico disegno è ottenuto con schemi e intrecci di fili di colori diversi che si ripetono con un ordito su un'armatura di base.
I tessuti '''Tartan dei Clan''', che in base al disegno rappresentano una famiglia, sono dei primi dell'ottocento.
Tradizionalmente la scelta del Tartan si basa sull'appartenenza ai clan degli antenati. Recentemente molti disegni nuovi sono stati introdotti in base al luogo e alla famiglia, o agli antenati quando non sono di origine scozzese, per esempio i tartan irlandesi che sono più legati all'area di provenienza o alle associazioni sportive come le squadre. L'attuale stile è stato inventato in epoca vittoriana, i Tartan antichi, che erano tinti con erbe e fiori locali, davano delle variazioni abbinate ai clan. Dopo la rivolta scozzese del 1745 i kilt furono proibiti perché simbolo di appartenenza, questo atto razzista procurò la perdita della maggior parte dei disegni Tartan originali.

Mi ha sempre affascinato questo indumento tipicamente scozzese, indossato dagli Scottish men specialmente nelle grandi occasioni ufficiali e nelle cerimonie. Sono rimasta incantata dalle giovani coppie di sposi che posavano per la foto ricordo davanti all'ingresso del castello di Edimburgo: lei in abito bianco lungo e lo sposo con il kilt da cerimonia al completo.

Com'è nato il kilt
Nelle '''Highlands''', o terre alte, si portava un abito di lana grezza che veniva tinto con colori vegetali, il giallo della felce, il blu del mirtillo, il verde della ginestra ecc. In origine i motivi appartenevano a chi lo tesseva, l'artigiano usava i suoi colori particolari che aveva a disposizione. Si vedono in certi ritratti antichi personaggi che indossano tartan con più di un disegno.
Con l'introduzione delle tinte a base d'anilina si ottennero dei colori vivaci, definiti "moderni" che permisero di fabbricare tartan dai colori splendidi, tali da non passare inosservati da chi li indossava sulle colline. Così vennero creati Tartan consigliati per la caccia, meno appariscenti che sostituivano il color rosso con il blu, il verde con il marrone.

Non è molto lontano il tempo in cui gli abitanti delle Terre Alte erano considerati quasi dei selvaggi, uomini forti abituati alle intemperie, ma che hanno saputo farsi ammirare e temere quando si presentavano fieri nelle varie battaglie indossando il loro kilt. Durante una rivolta indiana nel 1857 fu schierata in campo la Highland Brigade con il grido "avanti il tartan!" I tedeschi nella prima guerra mondiale ebbero modo si conoscere la cinquantesima Highland Division, da loro chiamata "le signore dell'inferno".
Gli ultimi militari che indossarono il kilt in guerra si videro nel secondo conflitto mondiale in Francia nel 1940. 







http://creativiaggi.blogspot.it/2012/09/kilt-uomini-con-le-gonne.html 
http://creativiaggi.blogspot.it/2011/12/natale-2011.html 



Kilt. Uomini con le gonne.




Ci sono due tipi fondamentali di kilt:
l'antico e il nuovo. 

L'antico kilt era più grande. Un indumento lungo parecchi metri che all'apparenza sembrava una stola. Si portava ripiegato numerose volte intorno ad una cinta di cuoio e una parte veniva gettata sulle spalle formando un mantello. All'occorrenza gli highlanders lo usavano come coperta per coprirsi quando si sdraiavano.
Questo kilt non è più indossato, appare in manifestazioni storiche e lo possiamo vedere nei film, per intenderci era il tartan indossato da Mel Ghibson nel famoso film Breve Haeart, o in un altro film storico sulla vita dell'eroe Rob Roy interpretato da Liam Neeson.

il mio primo trompe l'oeil


Il primo trompe l'oeile

Ho sempre avuto passione per il disegno fin da piccola, mi bastava un foglio e una matita. Ritratti in bianco e nero dei miei idoli e dei famigliari. I primi pennelli e tubetti a olio sono arrivati con il primo figlio, un regalo di mio marito. Dai ritratti e disegni fatti un po’ qua e un po’ là, sono passata ai pennelli e tele, come naturale fosse.

IL CUORE DI BRESCIA


Facciamo un'escursione nel '''Cuore di Brescia'''.
Brescia città industriale,
Brescia che guarda alla pianura adagiata 
 ai piedi dei suoi stupendi colli.
Brescia porta delle valli,
Brescia antico baluardo…
Brescia la forte, Brescia la ferrea.

Visitarla, per chi non la conosce, potrebbe essere una scoperta unica.
Senza fretta.
Non si deve rischiare di perdere qualche meraviglia 
storico artistica che la mia città può offrire.
E l'esplorazione di Brescia deve iniziare dal suo cuore.
Eccoci in Piazza Paolo VI, ex piazza del Duomo, 
poi dedicata a Papa Montini, bresciano d'origine.

Da secoli è il CUORE religioso dei suoi abitanti. 
In questa piazza medievale si affaccia
la ROTONDA o Duomo vecchio, accanto al Duomo Nuovo 
e alla torre civica del Palazzo del Broletto.

La ROTONDA
    Così com'è chiamato il Duomo Vecchio, è l'edificio cristiano, storico e religioso, più antico della città. Ha una forma circolare ed è il maggior tempio romanico di questa forma esistente in Lombardia. Fu edificato nel dodicesimo secolo da mastri comancini che usarono pietra estratta nella zona. Il Duomo prese il posto dell'originaria cattedrale Santa Maria Maggiore, che fu demolita tra l'XI e il XII secolo. L'aspetto esterno è di una costruzione in pietra a vista, costruita sul livello antico, inferiore rispetto al resto della piazza. Ha il tetto a forma conica e tutt'intorno vi sono finestre monofore. L'interno del Duomo si presenta su vari livelli.
   L'ingresso attuale è nella parte occidentale e porta a dei gradini che scendono nella Rotonda. Davanti alla porta si ammira un magnifico sarcofago in pietra rossa di Verona, del vescovo Berardo Maggi (1308).



    Leviamo lo sguardo per ammirare la cupola che è sorretta da otto grandi archi sostenuti da pilastri. Due scale portano al presbiterio, che fu aggiunto alla fine del quindicesimo secolo e conserva la cripta di San Filastro, vescovo di Brescia nel IV secolo, con colonne e capitelli dei secoli VIII e IX, e resti di mosaici, tutto facente parte della precedente basilica di Santa Maria Maggiore.
La Croce del Campo
     














Di grande interesse nella Rotonda è il tesoro delle Sante Croci custodito nella cappella all'estremità di sinistra del presbiterio. Qui vi è un cassone di ferro dorato nel quale sono custoditi i reliquiari delle Spine, delle Sante Croci e la Croce del Campo che era issata sull'asta posta sul Carroccio della città nel periodo dei Comuni. I fedeli possono ammirare le reliquie quando vengono esposte al pubblico nelle poche occasioni durante l'anno.

   Opere importanti
   Si trovano nella cappella di destra, sono dipinti del grande Moretto (Alessandro Bonvicino, detto il Moretto pittore bresciano 1498 circa - 1554), del Romanino ( Girolamo di Romano, detto il Romanino pittore bresciano nato nel 1484/87) e la traslazione del corpo dei santi, del 1656, opera di Francesco Maffei.


     La piazza medievale del Duomo è nel centro della città, circondata dai luoghi più frequentati per lo shopping.
     Corso Zanardelli con il Teatro Grande e negozi alla moda.
     Via X Giornate, con i suoi portici e le vetrine di svariati negozi.
     Piazza Vittoria dove al sabato mattino è invasa dalle bancarelle del mercato settimanale.
     Corso Palestro, completamente pedonale con le sue boutiques.
     Tutto con una breve e piacevole passeggiata.

     Dopo aver passeggiato e visitato il Duomo Vecchio ci si può sedere ai tavolini dei bar, assorbendo atmosfere bresciane e osservare la gente che attraversa frettolosa.



Mentre Brescia aspetta il tuo arrivo, riporto qui lo scritto di un "forester", forestiero a Brescia, che non poteva descrivere meglio i bresciani DOC.
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<<Per chi viene da fuori, il tratto tipico di un bresciano è la ruvidezza. Anche se compie un gesto cortese, sembra sempre che tenga a sottolineare. Poi, se ci si ferma qualche giorno, si è sotto osservazione. A volte sembra di essere uno di quei cavalieri all'ingresso in un paesino del Far West: nemmeno il tempo di togliersi dalla gola con un dorso di Whisky la sabbia del deserto, che già qualcuno chiede quando leverai il disturbo.

Ma se ti dimostri uno straniero rispettoso della parola data e di quel che ti circonda, usanze comprese, la gente bresciana ti aprirà il cuore. E saprà essere generosa come può esserlo solo la gente che è stata povera per secoli, che ha lottato per tutto, anche per vivere nella libertà. La gente che perdona tutto tranne una cosa: non avere carattere.
La storia di Brescia è rude, nei momenti difficili scritta col sangue, in una città che è stata per secoli terra di confine, baluardo estremo alla fine delle montagne, a serrare la via degli invasori verso la pianura padana.

A leggere la storia di Brescia si capisce la durezza, a volte, della gente bresciana di oggi, quasi fosse una difesa genetica, entrata nei cromosomi. Ma anche la forza, il coraggio, la tenacia.
Brescia è città che sa risollevarsi, sempre e comunque, che sa rischiare. Anzi, è nei momenti più duri che si valuta l'amicizia di un bresciano.

"BRIXIA FIDELIS"
hanno scritto nel XV secolo i Veneti accanto allo stemma della città, e la scritta ha qualcosa di carabinieresco e solenne insieme. Di Brescia, in un mondo di tradimenti e di alleanze che mutano a ogni sorgere del sole ci si può fidare: si sa sempre da quale parte stia, parte che non è necessariamente, quella delle convenienze.>>

il Sidro (vin de' pomm)



Il sidro è una bevanda ottenuta dalla fermentazione naturale delle mele fresche. Poco diffuso da noi, poiché la nostra tradizione culturale del vino a tavola ha accolto come bevanda solo la birra, la quale accompagna sempre di più i nostri pasti e non solo la pizza. Molti non sanno cos'è il sidro, sopratutto perché non si trova sugli scaffali dei nostri supermercati. Lo si deve appositamente cercare nelle enoteche o nei negozi specializzati per birre. Naturalmente chi soggiorna nei paesi dov'è normalmente consumato si sarà imbattuto almeno una volta a gustare questa deliziosa bevanda.

Ho conosciuto e iniziato a gustare il sidro nei miei viaggi in Galizia, Normandia e Bretagna, partecipando alle feste tradizionali dove non manca il rito del brindare con il sidro tra un ballo popolare e l'altro.
La varietà a più bassa gradazione è adatta anche ai giovani. Ogni qualvolta vado in Francia ne porto a casa una dozzina di bottiglie. Ai nostri bambini abbiamo detto che lo bevevano mago Merlino e Lancillotto. Loro ne vanno pazzi, è una bevanda magica, ed è diventato il brindisi dei loro compleanni. Quello che bevono i nostri bambini raggiunge una gradazione minima d'alcol: solo 2 gradi. Ma attenzione, c'è sidro e sidro!
STORIA DEL SIDRO

L'origine di questa bevanda si perde nella notte dei tempi. É una delle bevande più diffuse nei paesi dell’area celtica, dall’Irlanda alla Galizia. I maggiori produttori, oltre alla Normandia, sono la Bretagna e le Asturie.

Un tempo la produzione di sidro era diffusa anche nel Nord Italia.

Qualche nostra regione produceva il vin de' pomm o vino di mele. Anticamente nelle alture dove era impossibile coltivare vigneti, i contadini producevano una bevanda di mele spremute e fermentate, possiamo dire che quello era il nostro sidro. Ultimamente si sta riscoprendo questa bevanda proprio nelle regioni tradizionalmente dedite alla coltura delle mele come il Trentino. Il sidro è diffuso e prodotto particolarmente in Francia, ma è tradizione berlo in Irlanda, in Galizia, nelle Asturie e molto nei Paesi Baschi. Anche del Nord Europa. Ogni luogo però ha un sidro diverso, per gradazione, per gusto e per aspetto, dolce o secco.
Il sidro ha origini ben più lontane, è una bevanda antica, conosciuta molto prima dell'appartenenza ai paesi di origine celtica, le piante furono esportate in quelle terre dai romani che conoscevano bene la bevanda di mele fermentate. Il sidro in Francia fin dal decimo secolo era prodotto e consumato nei conventi e nelle corti. Nel tredicesimo secolo una carestia colpì la nazione e fu proibita la produzione di una bevanda molto diffusa derivante dai cereali, necessari a sfamare il popolo. Fu da quel periodo che iniziò la diffusione del sidro, a seguito della distruzione dei vigneti convertiti in coltivazioni di cereali.
La Normandia, nel '''Calvados''', possiede la maggior concentrazione di produzione di sidro. In primavera le distese di meli in fiore son uno spettacolo! I produttori sono attenti alla raccolta di particolari mele, diverse da ogni frutteto e scelte tra loro per la produzione di un sidro di alta qualità.
Le mele sono delle varietà tipiche del luogo. Hanno una caratteristica: sono piccole e dolci/amare. L'aroma delle mele, e successivamente del sidro, sta nella dimensione del frutto perché più il frutto è piccolo più l'intensità aromatica è forte. I terreni di argilla e sassosi non vengono mai concimati per non gonfiare le mele con la ritenzione, così rimangono piccole. Vengono sempre raccolte a mano, da settembre a novembre, e per avere il massimo dell'aroma sono stoccate in apposite casse areate, in un ambiente ideale per tre o quattro settimane. Dopo la pigiatura il sidro viene fermentato e filtrato più volte, alla fine si presenta limpido. (La lavorazione è piuttosto lunga, ed è più o meno simile per tutti i produttori).
Il colore è giallo paglierino, con spuma molto fine e delicata. Anche l'aroma è delicato ed elegante con note di caramello e agrumi. Il gusto è deciso, floreale e fruttato con piacevoli note di mele fresche e ananas. É ottimo come aperitivo, accompagna i dessert, sopratutto quelli a base di mele. Ma anche i pasti. Va servito fresco ed è un buon dissetante.
La gradazione d'alcool va dai 2 ai 6,9. Per conservarlo alcuni anni va tenuto a temperature dagli 8 ai 12 gradi. La bottiglia è solitamente di 75 cl.

Io non bevo vino, ma un bel calice di sidro fresco mi mette allegria...

Jon Lord 9 June 1941 – 16 July 2012.



Davvero un anno infame per la musica degli anni Settanta questo 2012: muore anche Jon Lord, virtuoso dell'organo hammond, performer di formazione classica e attitudine psichedelica, grande anima dei Deep Purple, la band britannica che quaranta anni fa mise l'aggettivo «hard» davanti al termine rock. Ad agosto dell'anno scorso aveva dichiarato di essere affetto da cancro al pancreas, un'embolia polmonare se l'è portato via quest'oggi all'età di 71 anni mentre era ricoverato alla London Clinic. O meglio, per usare l'intonazione mistica del suo sito web ufficiale: «Jon passa dal buio alla luce». Una frase ermetica dentro la quale rivedi l'intera parabola artistica di questo elfo baffuto dal sound inconfondibile.
Lord veniva da Leicester, profonda provincia inglese, come molte altre icone musicali della sua generazione ma, al contrario dei più, aveva studiato lo strumento: figlio d'arte, lezioni di piano sin dall'infanzia, a 19 anni l'iscrizione al Royal College of Music di Londra. Mentre John Lennon si faceva le ossa sul repertorio di Buddy Holly ad Amburgo e Keith Richards scimmiottava Chuck Berry a Richmond, lui studiava Johan Sebastian Bach. Tuttavia, da persona intelligente e di buone letture, era privo di pregiudizi. Prima prova col jazz, ma prova una certa insofferenza verso lo snob style dei club in cui si suona la musica classica nera. La scena pop invece lo incuriosisce eccome: nei primi anni Sessanta entra negli Artwoods, band del fratello del futuro Rolling Stone Ronnie Wood. Ci incide un disco ma non si ferma lì. Sperimenta quando può e con chi può poi, per sbarcare il lunario, lavora da session man e arrangiatore (nel curriculum ci finisce pure una collaborazione con i primi Kinks)
L'anno che gli cambia la vita è il 1967, lo stesso di «Sgt. Pepper» e della prima Summer of Love: insieme con il bassista Nick Simper e il chitarrista Ritchie Blackmore, Lord dà vita al primo nucleo di quelli che diventeranno i Deep Purple. L'esordio discografico arriverà un anno più tardi: quello «Shades of Deep Purple» meravigliosamente acerbo, nel quale il primo quintetto profondo porpora, con la voce di Rod Evans, proprio grazie all'organo di Jon trasforma il beat in qualcosa di diverso (vedi alla voce «Hush»). A volte tetro e crepuscolare, altre esplosivo. La band cerca uno stile originale, naviga in acque psichedeliche con virtuosismi che sono merce rara per l'epoca e consuma il suo apprendistato alla scuola compositiva di Lennon e McCartney (celebri le cover di «Help» e «We can work it out»).
Dopo tre album di ricerca, il quarto è una pietra miliare: «Deep Purple in Rock», quello con le cinque facce dei nuovi membri della band (accanto a Lord, Blackmore e Ian Paice alla batteria presenti fin dagli esordi ci sono Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso) scolpite nella roccia come i presidenti americani che hanno fatto la storia a Mount Rushmore. Un album da incorniciare in cui Lord sale in cattedra, dettando tempi e atmosfere di ogni canzone: da «Speed King» che esalta l'immaginario rock delle origini con sonorità taglienti e dissonanti che stanno nel contemporaneo all'inquietante «Bloodsucker» da cui qualsiasi band metal dovrebbe prendere appunti, fino a «Child in Time». È quest'ultima probabilmente il vero capolavoro di Lord, il pezzo che ne esalta al massimo capacità esecutiva e spregiudicatezza di ricerca. Provate voi ad ascoltarla a commento delle immagini de «Le onde del destino» di Lars von Trier senza versare una lacrima.
Se «In Rock» è il disco dell'esplosione, quelli che seguono confermano la grandezza del gruppo britannico che contende ai contemporanei Led Zeppelin la palma di più grande hard rock band di tutti i tempi. «Fireball» è una massa di incandescente follia, «Machine Head» molto di più del successo della hit «Smoke on the water», «Who do you think we are» un disco sofisticato e spesso sottovalutato. Persino il live divenne arte in mano a loro: pochi dischi dal vivo vantano la completezza di «Made in Japan». Dei Purple Lord ha fatto parte fino al 2002, resistendo a innumerevoli cambi di line-up, infilando sedici album in studio (l'ultimo è «Abandon» del ‘98) e addirittura 26 live. Ha partecipato anche allo spin off dei Whitesnake, gruppo creato dal vocalist David Coverdale per fare un dispetto a Blackmore.
Da solista ha registrato ben sette album pieni di acrobazie strumentali. Nessun timore di strafare. Non poteva averne chi è stato il primo ad attaccare un amplificatore Marshall per chitarra all'organo Hammond, ricavandone un suono molto più tagliente di quello di qualsiasi altro collega. Semplicemente il suono dell'organo «in rock».


It is with deep sadness we announce the passing of Jon Lord, who suffered a fatal pulmonary embolism today, Monday 16th July at theLondon Clinic, after a long battle with pancreatic cancer. Jon was surrounded by his loving family.
Jon Lord, the legendary keyboard player with Deep Purple co-wrote many of the bands legendary songs including Smoke On The Water and played with many bands and musicians throughout his career.

Best known for his Orchestral work Concerto for Group & Orchestra first performed at Royal Albert Hall with Deep Purple and the Royal Philharmonic Orchestra in 1969 and conducted by the renowned Malcolm Arnold, a feat repeated in 1999 when it was again performed at the Royal Albert Hall by the London Symphony Orchestra and Deep Purple.
Jon’s solo work was universally acclaimed when he eventually retired from Deep Purple in 2002.
Jon passes from Darkness to Light.
Jon Lord 9 June 1941 – 16 July 2012.



Jon Lord è meglio conosciuto per la sua appartenenza alla hard-rock band Deep Purple alla fine del 1960, eseguendo brani come "Eye Demone" e "Space Truckin '". In seguito si unì alla Whitesnake band, che ha guadagnato la fama a livello nel 1980.



https://www.youtube.com/watch?v=Yg8FT7Gg8O8

https://www.youtube.com/watch?v=1slq_FwRN8o&feature=player_embedded

http://jonlord.org/2012/07/16/jon-lord-has-sadly-passed-away/

VICHINGHI di Danimarca



I Vichinghi hanno influenzato il corso della storia europea,  in Danimarca hanno lasciato tracce indelebili. I monumenti storici dell'era vichinga sono preservati nelle aree dove la natura non è stata contaminata dall'uomo. Vicino ad Aalborg  c'è una straordinaria testimonianza: un'importante necropoli vichinga.

Arrivare nella necropoli di LINDHOLM HOJE di mattino quando il sito è ancora deserto e la luce del sole crea suggestioni d'ombre alle pietre, è facile lasciarsi trasportare dalla fantasia ed immaginare il modo di vivere del Vichinghi.
È stata la natura a preservare intatta questa necropoli. All'incirca nell'anno mille, vi fu una spaventosa catastrofe che coprì di sabbia tutte le colline di Lindholm, chi si salvò fu costretto all'esilio. Quello che fu rinvenuto sotto una collina furono 700 tombe stratificate e resti di villaggi che vanno dal V secolo fino all'anno mille.

Nella zona a fine giugno c'è un importante mercato vichingo.

Discendenti nella mitologia dai giganti del ghiaccio, i Vichinghi sono conosciuti per le loro straordinarie imprese, è ormai certo che arrivarono fino all'estremità dell'isola di Terranova, da loro chiamata Vinland per le numerose vigne. La scoperta dell'America avvenne dunque cinque secoli prima di Cristoforo Colombo. Essi erano anche degli esperti fabbri. Ma furono soprattutto agricoltori. Solo una minima parte solcava i mari. Ma tutti gli altri contribuiva alla preparazione del viaggio.
I vichinghi esploratori, alla ricerca di espansione territoriale, hanno fama d'essere stati violenti predatori. Nel medioevo la storia era scritta da chi deteneva la letteratura, cioè i monaci. E sono loro che scrivendo la storia raccontavano con enfasi dei pagani feroci che depredavano gli edifici ecclesiali. Ma i Vichinghi non erano solo i protagonisti di quelle cronache.
Nei poemi dell'Edda, che secondo gli antichi erano ispirati dal loro dio Odino, c'è una concezione dell'esistenza che ha caratterizzato la vita dei paesi scandinavi fino ai giorni nostri. L'amore e il rispetto della propria terra e della natura.

PARCO REGIONALE DEL MINCIO

Migliaia di ettari percorsi dal FIUME MINCIO, un fiume sinuoso che visto dal satellite appare come un serpente adagiato fra campagna e boschi verdissimi. Il Parco si estende nella pianura alta verso il lago di Garda, in un'area piana coltivata nel mantovano e in una zona paludosa che diventa lacustre vicino alla città di Mantova. Il fiume Mincio nasce, o meglio esce come emissario dal Lago di Garda dopo aver abbracciato i bastioni di Peschiera del Garda, la cittadina che durante la dominazione asburgica, era una delle quattro roccaforti del Quadrilatero, l' imponente sistema difensivo. Il parco inizia dunque in provincia di Verona dov'è arricchito da vigneti, e poi giù, tra castelli e borghi antichi, arrivando fino a Mantova. L'acqua blu del lago esce dolcemente e diventa smeraldo nel fiume, ai lati del corso d'acqua vi è una pista ciclabile percorribile da Peschiera fino a Mantova. Ed è dalla città dei bastioni che inizia la scoperta in sella alla mia nuova bicicletta.

IRLANDA: lo spirito irlandese


L'IRLANDA: i siti delle leggende, i panorami e le punte estreme protese sull'Oceano da raggiungere come traguardi, dove lasciare le mie impronte e dire: ci sono stata!
La storia di questa terra ha contribuito insieme alla bellezze naturali a creare il fascino dell'Irlanda e il richiamo per molta gente. Questa è ancora oggi l'identificazione della straordinaria terra irlandese.