Alzheimer,quello che non sai.

 Tratto da un libro che merita una lettura attenta e stimola alla riflessione:
 PETER WHITEHOUSE, Il mito dell’Alzheimer. 
Quello che non sai sulla malattia più temuta del nostro tempo, 
CAIROEDITORE, 2011, pag. 24



Gli scienziati non concordano ancora su che cosa sia veramente l’Alzheimer. Come vedremo, si tratta di una malattia priva di una definizione chiara; non c’è consenso unanime sul modo di differenziare con certezza questa malattia dal normale invecchiamento, tanto che ogni diagnosi può essere solo “possibile” o “probabile”, e ogni singolo caso ha un decorso individuale e imprevedibile. Le terapie attualmente disponibili non sono efficaci e quando si parla di “cura” ci si basa sulla fede nella scienza e non su un’analisi accurata dei dati scientifici. Una cosa però la sappiamo: la malattia di alzheimer è diventata un’impresa multimiliardaria e l’etichetta di ad (=malattia di alzheimer) viene in gran parte promossa dalle aziende farmaceutiche e da alcuni illustri accademici. Questi e altri soggetti sfruttano da un punto di vista imprenditoriale la rappresentazione iperbolica dell’ad per focalizzare l’interesse sulla demenza, massimizzare il sostegno alla ricerca e tenere in piedi l’impero clinico che è stato costruito intorno all’alzheimer. La storia medicalizzata dell’ad genera paura, paranoia, angoscia ed emarginazione evocando immagini potenti, che condizionano i malati e la società. Una diagnosi di ad può corrispondere all’emissione di una sentenza che imprigiona nel braccio della morte intellettuale molte persone anziane che sono ancora in buone condizioni funzionali. Nel tentativo di rimuovere dal decadimento cognitivo quel senso di disonore che vi si associa, utilizzando un’etichetta che potesse assolvere gli individui da ogni colpa, abbiamo invece peggiorato l’ostracismo che i pazienti subiscono.Le parole che scegliamo per descrivere le malattie possono essere nocive da un punto di vista sia personale sia sociale.


 

Mora Clock, uno svedese a casa mia

Il mio  svedese MORA CLOCK è qui finalmente!
Acquistato in Olanda, ritirato personalmente e trasportato in Lombardia con il mio camper.
Ho fatto ricerche e ho trovato l'artigiano che ha costruito questo orologio


Urmakare i Karlshamn 

Ahlqvist, Carl Hugo Efraim 1884-1911 Urmakaremästare
Berg, Sven Adolf 1813­- Urmakare, lärling till Nils Ekegren, erhöll egna rättigheter 1838,
student i Lund 1844, flyttade till Västervik 1858
Ekegren, Nils 1754-1826
Ekegren, Simon 1786-1864 Son till Nils
Elmér Peter Gustafsson 1838-1916 Omnämns som urfabrikör i Carlshamn cirka 1865
Holmgren, Johan 1802-
Johansson, Håkan
Kewenter, M I
Knapp, Peter -1774 Urmakare, erhöll burskap 1749, omnämnd 1774
Lindgren, Ivar Wilhelm
Lundkranztz, Carl Hindrik
Mandelberg, Jonas 1801- Drev egen rörelse i Carlshamn 1826-1832
Paulsson, Ernst
Rolin, Per Månsson 1810-1880 Urfabrik i Sölvesborg, flyttade till Carlshamn 1846
Rydberg, Johan Pettersson
Schutz (Schultz), Samuel 1775-1841 Flyttade till Carlshamn 1799, erhöll burskap 1802
Swahn, Petter 1690 Satte upp segerverk i Carlshamns kyrka
Svensson,J
Tingdal, Johan Fredrik
Wahlgren, Sven Petter
Wulff, Olof 1712 Tillverkade nytt segerverk till kyrkan







Anche in Germania ho trovato i Mora:
http://www.antikuhr.de/katalog.php?group=mora&PHPSESSID=4569857668fc9cb1846f602da1632e33#skip2

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BRETAGNA 3 le mie immagini più belle.

BRETAGNA - Francia, attraverso le mie immagini.
I bretoni vanno fieri della loro identità e tradizione e della loro lingua che discende dal gaelico. In molte province i cartelli stradali sono scritti in bretone e francese. La loro bandiera bianconera è esposta ovunque. Al concerto di un cantante bretone, mi ha colpito questa sua frase: "la Bretagne est ma patrie, tout le reste est gèographie."