La coperta da divano per il Natale scozzese
Semplice da confezionare.
Per uno spessore maggiore ho unito sovrapponendoli due plaid di pile bianchi acquistati all'Ikea.
Ho eliminato le frange.
Ho tagliato 4 strisce del tessuto scozzese larghe 10 cm. lunghe come i 4 lati.
Ho piegato il bordo col ferro da stiro, le ho imbastite sui plaid e cucite a macchina con punto n° 7.
Per uno spessore maggiore ho unito sovrapponendoli due plaid di pile bianchi acquistati all'Ikea.
Ho eliminato le frange.
Ho tagliato 4 strisce del tessuto scozzese larghe 10 cm. lunghe come i 4 lati.
Ho piegato il bordo col ferro da stiro, le ho imbastite sui plaid e cucite a macchina con punto n° 7.
STILE GUSTAVIANO
IKEA fedele allo stile svedese.
Tra il vecchio e il nuovo
arredamento in stile gustaviano
Highlander Kilt
Ho
un bellissimo ricordo del mio tour in Scozia. Negli occhi e nel
cuore sono rimaste le leggendarie Highlands percorse in camper e le
notti solitarie nel Glen Coe. I mitici Highland games a John
O Groats, la punta all'estremo nord della Scozia, dove
gruppi di ragazze partecipavano a gare di ballo al suono delle
pipes,
le cornamuse scozzesi, mentre uomini grandi e grossi si sfidavano
in tornei di giochi arcaici.
Naturalmente
in kilt!
L'indumento
che contraddistingue gli abitanti della Scozia è il famoso e
tradizionale Kilt. Questo è confezionato con il tipico tessuto a
quadri che noi chiamiamo semplicemente scozzese. Il tessuto segue
trame e intrecci multicolore e si chiama Tartan.
Quale
Tartan
Il
Tartan è il simbolo della Scozia, per questo all'estero viene
chiamato scozzese. É un tessuto che ha origini molto remote. Il
tipico disegno è ottenuto con schemi e intrecci di fili di colori
diversi che si ripetono con un ordito su un'armatura di base.
I
tessuti '''Tartan dei Clan''', che in base al disegno rappresentano
una famiglia, sono dei primi dell'ottocento.
Tradizionalmente
la scelta del Tartan si basa sull'appartenenza ai clan degli
antenati. Recentemente molti disegni nuovi sono stati introdotti in
base al luogo e alla famiglia, o agli antenati quando non sono di
origine scozzese, per esempio i tartan irlandesi che sono più legati
all'area di provenienza o alle associazioni sportive come le
squadre. L'attuale stile è stato inventato in epoca vittoriana, i
Tartan antichi, che erano tinti con erbe e fiori locali, davano delle
variazioni abbinate ai clan. Dopo la rivolta scozzese del 1745 i
kilt furono proibiti perché simbolo di appartenenza, questo atto
razzista procurò la perdita della maggior parte dei disegni Tartan
originali.
Mi
ha sempre affascinato questo indumento tipicamente scozzese,
indossato dagli Scottish men specialmente nelle grandi occasioni
ufficiali e nelle cerimonie. Sono rimasta incantata dalle giovani
coppie di sposi che posavano per la foto ricordo davanti
all'ingresso del castello di Edimburgo: lei in abito bianco lungo e
lo sposo con il kilt da cerimonia al completo.
Com'è
nato il kilt
Nelle
'''Highlands''', o terre alte, si portava un abito di lana grezza che
veniva tinto con colori vegetali, il giallo della felce, il blu del
mirtillo, il verde della ginestra ecc. In origine i motivi
appartenevano a chi lo tesseva, l'artigiano usava i suoi colori
particolari che aveva a disposizione. Si vedono in certi ritratti
antichi personaggi che indossano tartan con più di un disegno.
Con
l'introduzione delle tinte a base d'anilina si ottennero dei colori
vivaci, definiti "moderni" che permisero di fabbricare
tartan dai colori splendidi, tali da non passare inosservati da chi
li indossava sulle colline. Così vennero creati Tartan consigliati
per la caccia, meno appariscenti che sostituivano il color rosso con
il blu, il verde con il marrone.
Non
è molto lontano il tempo in cui gli abitanti delle Terre Alte erano
considerati quasi dei selvaggi, uomini forti abituati alle
intemperie, ma che hanno saputo farsi ammirare e temere quando si
presentavano fieri nelle varie battaglie indossando il loro kilt.
Durante una rivolta indiana nel 1857 fu schierata in campo la
Highland Brigade con il grido "avanti il tartan!" I
tedeschi nella prima guerra mondiale ebbero modo si conoscere la
cinquantesima Highland Division, da loro chiamata "le signore
dell'inferno".
Gli
ultimi militari che indossarono il kilt in guerra si videro nel
secondo conflitto mondiale in Francia nel 1940.
http://creativiaggi.blogspot.it/2012/09/kilt-uomini-con-le-gonne.html
http://creativiaggi.blogspot.it/2011/12/natale-2011.html
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Kilt. Uomini con le gonne.
Ci
sono due tipi fondamentali di kilt:
l'antico e il nuovo.
L'antico kilt era più grande. Un indumento lungo parecchi metri che all'apparenza sembrava una
stola. Si portava ripiegato numerose volte
intorno ad una cinta di cuoio e una parte veniva gettata sulle
spalle formando un mantello. All'occorrenza gli highlanders lo
usavano come coperta per coprirsi quando si sdraiavano.
Questo kilt non è più indossato, appare in manifestazioni storiche e lo
possiamo vedere nei film, per intenderci era il tartan indossato da
Mel Ghibson nel famoso film Breve Haeart, o in un altro film storico
sulla vita dell'eroe Rob Roy interpretato da Liam
Neeson.
il mio primo trompe l'oeil
Il primo trompe l'oeile |
Ho sempre avuto passione per il disegno fin da piccola, mi bastava un foglio e una matita. Ritratti in bianco e nero dei miei idoli e dei famigliari. I primi pennelli e tubetti a olio sono arrivati con il primo figlio, un regalo di mio marito. Dai ritratti e disegni fatti un po’ qua e un po’ là, sono passata ai pennelli e tele, come naturale fosse.
IL CUORE DI BRESCIA
Facciamo un'escursione
nel '''Cuore di Brescia'''.
Brescia città
industriale,
Brescia che guarda alla
pianura adagiata
ai piedi dei suoi stupendi colli.
ai piedi dei suoi stupendi colli.
Brescia porta delle
valli,
Brescia antico baluardo…
Brescia la forte,
Brescia la ferrea.
Visitarla, per chi non
la conosce, potrebbe essere una scoperta unica.
Senza fretta.
Non si deve rischiare
di perdere qualche meraviglia
storico artistica che la mia città può offrire.
E l'esplorazione di
Brescia deve iniziare dal suo cuore.
Eccoci in Piazza Paolo
VI, ex piazza del Duomo,
poi dedicata a Papa Montini, bresciano
d'origine.
Da secoli è il CUORE
religioso dei suoi abitanti.
In questa piazza medievale si affaccia
la ROTONDA o Duomo vecchio, accanto al Duomo Nuovo
e alla torre
civica del Palazzo del Broletto.
Così com'è chiamato il
Duomo Vecchio, è l'edificio cristiano, storico e religioso, più
antico della città. Ha una forma circolare ed è il maggior tempio
romanico di questa forma esistente in Lombardia. Fu edificato nel
dodicesimo secolo da mastri comancini che usarono pietra estratta
nella zona. Il Duomo prese il posto dell'originaria cattedrale
Santa Maria Maggiore, che fu demolita tra l'XI e il XII secolo.
L'aspetto esterno è di una costruzione in pietra a vista, costruita
sul livello antico, inferiore rispetto al resto della piazza. Ha il
tetto a forma conica e tutt'intorno vi sono finestre monofore.
L'interno del Duomo si presenta su vari livelli.
L'ingresso attuale è
nella parte occidentale e porta a dei gradini che scendono nella
Rotonda. Davanti alla porta si ammira un magnifico sarcofago in
pietra rossa di Verona, del vescovo Berardo Maggi (1308).
Leviamo lo sguardo per
ammirare la cupola che è sorretta da otto grandi archi sostenuti da
pilastri. Due scale portano al presbiterio, che fu aggiunto alla fine
del quindicesimo secolo e conserva la cripta di San Filastro, vescovo
di Brescia nel IV secolo, con colonne e capitelli dei secoli VIII e
IX, e resti di mosaici, tutto facente parte della precedente
basilica di Santa Maria Maggiore.
La Croce del Campo |
Di grande interesse nella Rotonda è il tesoro delle Sante Croci custodito nella cappella all'estremità di sinistra del presbiterio. Qui vi è un cassone di ferro dorato nel quale sono custoditi i reliquiari delle Spine, delle Sante Croci e la Croce del Campo che era issata sull'asta posta sul Carroccio della città nel periodo dei Comuni. I fedeli possono ammirare le reliquie quando vengono esposte al pubblico nelle poche occasioni durante l'anno.
Opere importanti
Si trovano nella
cappella di destra, sono dipinti del grande Moretto (Alessandro
Bonvicino, detto il Moretto pittore bresciano 1498 circa - 1554),
del Romanino ( Girolamo di Romano, detto il Romanino pittore
bresciano nato nel 1484/87) e la traslazione del corpo dei santi,
del 1656, opera di Francesco Maffei.
La piazza medievale
del Duomo è nel centro della città, circondata dai luoghi più
frequentati per lo shopping.
Corso Zanardelli con il
Teatro Grande e negozi alla moda.
Via X Giornate, con i
suoi portici e le vetrine di svariati negozi.
Piazza Vittoria dove al
sabato mattino è invasa dalle bancarelle del mercato settimanale.
Corso Palestro,
completamente pedonale con le sue boutiques.
Tutto con una breve e
piacevole passeggiata.
Dopo aver passeggiato e
visitato il Duomo Vecchio ci si può sedere ai tavolini dei bar,
assorbendo atmosfere bresciane e osservare la gente che attraversa
frettolosa.
Mentre Brescia aspetta il tuo arrivo, riporto qui lo scritto di un "forester", forestiero a Brescia, che non poteva descrivere meglio i bresciani
DOC.
*******
<<Per chi viene da fuori,
il tratto tipico di un bresciano è la ruvidezza. Anche se compie un
gesto cortese, sembra sempre che tenga a sottolineare. Poi, se ci si
ferma qualche giorno, si è sotto osservazione. A volte sembra di
essere uno di quei cavalieri all'ingresso in un paesino del Far West:
nemmeno il tempo di togliersi dalla gola con un dorso di Whisky la
sabbia del deserto, che già qualcuno chiede quando leverai il
disturbo.
Ma se ti dimostri uno
straniero rispettoso della parola data e di quel che ti circonda,
usanze comprese, la gente bresciana ti aprirà il cuore. E saprà
essere generosa come può esserlo solo la gente che è stata povera
per secoli, che ha lottato per tutto, anche per vivere nella libertà.
La gente che perdona tutto tranne una cosa: non avere carattere.
La storia di Brescia è
rude, nei momenti difficili scritta col sangue, in una città che è
stata per secoli terra di confine, baluardo estremo alla fine delle
montagne, a serrare la via degli invasori verso la pianura padana.
A leggere la storia di
Brescia si capisce la durezza, a volte, della gente bresciana di
oggi, quasi fosse una difesa genetica, entrata nei cromosomi. Ma
anche la forza, il coraggio, la tenacia.
Brescia è città che sa
risollevarsi, sempre e comunque, che sa rischiare. Anzi, è nei
momenti più duri che si valuta l'amicizia di un bresciano.
"BRIXIA
FIDELIS"
hanno scritto nel XV
secolo i Veneti accanto allo stemma della città, e la scritta ha
qualcosa di carabinieresco e solenne insieme. Di Brescia, in un mondo
di tradimenti e di alleanze che mutano a ogni sorgere del sole ci si
può fidare: si sa sempre da quale parte stia, parte che non è
necessariamente, quella delle convenienze.>>
il Sidro (vin de' pomm)
Il sidro è una bevanda ottenuta dalla fermentazione naturale delle mele fresche. Poco diffuso da noi, poiché la nostra tradizione culturale del vino a tavola ha accolto come bevanda solo la birra, la quale accompagna sempre di più i nostri pasti e non solo la pizza. Molti non sanno cos'è il sidro, sopratutto perché non si trova sugli scaffali dei nostri supermercati. Lo si deve appositamente cercare nelle enoteche o nei negozi specializzati per birre. Naturalmente chi soggiorna nei paesi dov'è normalmente consumato si sarà imbattuto almeno una volta a gustare questa deliziosa bevanda.
Ho conosciuto e iniziato a gustare il sidro nei miei viaggi in Galizia, Normandia e Bretagna, partecipando alle
feste tradizionali dove non manca
il rito del brindare con il sidro tra un ballo popolare e l'altro.
La varietà a più bassa gradazione è adatta anche ai giovani. Ogni qualvolta vado in Francia ne porto a casa una dozzina di bottiglie. Ai
nostri bambini abbiamo detto che lo bevevano mago Merlino
e Lancillotto. Loro ne vanno pazzi, è una bevanda
magica, ed è diventato il brindisi dei loro compleanni. Quello che
bevono i nostri bambini raggiunge una gradazione minima d'alcol: solo
2 gradi. Ma attenzione, c'è sidro e sidro!
STORIA
DEL SIDRO
L'origine di questa bevanda si perde nella notte dei
tempi. É una delle bevande più diffuse nei paesi dell’area
celtica, dall’Irlanda alla Galizia. I maggiori produttori, oltre
alla Normandia, sono la Bretagna e le Asturie.
Un tempo la
produzione di sidro era diffusa anche nel Nord Italia.
Qualche
nostra regione produceva il vin de' pomm o vino di mele. Anticamente nelle
alture dove era impossibile coltivare vigneti, i contadini
producevano una bevanda di mele spremute e fermentate, possiamo dire
che quello era il nostro sidro. Ultimamente si sta riscoprendo questa
bevanda proprio nelle regioni tradizionalmente dedite alla coltura
delle mele come il Trentino. Il sidro è diffuso e prodotto particolarmente in
Francia, ma è tradizione berlo in Irlanda, in Galizia, nelle Asturie e molto
nei Paesi Baschi. Anche del Nord Europa. Ogni luogo però ha un
sidro diverso, per gradazione, per gusto e per aspetto, dolce o secco.
Il
sidro ha origini ben più lontane, è una bevanda antica, conosciuta
molto prima dell'appartenenza ai paesi di origine celtica, le piante
furono esportate in quelle terre dai romani che conoscevano bene la
bevanda di mele fermentate. Il sidro in Francia fin dal decimo secolo
era prodotto e consumato nei conventi e nelle corti. Nel tredicesimo
secolo una carestia colpì la nazione e fu proibita la produzione di
una bevanda molto diffusa derivante dai cereali, necessari a sfamare il popolo. Fu da quel periodo che iniziò la
diffusione del sidro, a seguito della distruzione dei vigneti
convertiti in coltivazioni di cereali.
La Normandia, nel
'''Calvados''', possiede la maggior concentrazione di produzione di
sidro. In primavera le distese di meli in fiore son uno spettacolo! I
produttori sono attenti alla raccolta di particolari mele, diverse da
ogni frutteto e scelte tra loro per la produzione di un sidro di alta
qualità.
Le mele sono delle varietà tipiche del luogo. Hanno una
caratteristica: sono piccole e dolci/amare. L'aroma delle mele, e
successivamente del sidro, sta nella dimensione del frutto perché
più il frutto è piccolo più l'intensità aromatica è forte. I
terreni di argilla e sassosi non vengono mai concimati per non
gonfiare le mele con la ritenzione, così rimangono piccole. Vengono
sempre raccolte a mano, da settembre a novembre, e per avere il
massimo dell'aroma sono stoccate in apposite casse areate, in un
ambiente ideale per tre o quattro settimane. Dopo la pigiatura il
sidro viene fermentato e filtrato più volte, alla fine si presenta
limpido. (La lavorazione è piuttosto lunga, ed è più o meno simile
per tutti i produttori).
Il colore è giallo paglierino, con
spuma molto fine e delicata. Anche l'aroma è delicato ed elegante
con note di caramello e agrumi. Il gusto è deciso, floreale e
fruttato con piacevoli note di mele fresche e ananas. É ottimo come
aperitivo, accompagna i dessert, sopratutto quelli a base di mele. Ma
anche i pasti. Va servito fresco ed è un buon dissetante.
La
gradazione d'alcool va dai 2 ai 6,9. Per conservarlo alcuni anni va
tenuto a temperature dagli 8 ai 12 gradi. La bottiglia è solitamente
di 75 cl.
Io non bevo vino, ma un bel calice di sidro fresco
mi mette allegria...
Jon Lord 9 June 1941 – 16 July 2012.
Davvero un anno infame per la musica degli anni Settanta questo 2012: muore anche Jon Lord, virtuoso dell'organo hammond, performer di formazione classica e attitudine psichedelica, grande anima dei Deep Purple, la band britannica che quaranta anni fa mise l'aggettivo «hard» davanti al termine rock. Ad agosto dell'anno scorso aveva dichiarato di essere affetto da cancro al pancreas, un'embolia polmonare se l'è portato via quest'oggi all'età di 71 anni mentre era ricoverato alla London Clinic. O meglio, per usare l'intonazione mistica del suo sito web ufficiale: «Jon passa dal buio alla luce». Una frase ermetica dentro la quale rivedi l'intera parabola artistica di questo elfo baffuto dal sound inconfondibile.
Lord veniva da Leicester, profonda provincia inglese, come molte altre icone musicali della sua generazione ma, al contrario dei più, aveva studiato lo strumento: figlio d'arte, lezioni di piano sin dall'infanzia, a 19 anni l'iscrizione al Royal College of Music di Londra. Mentre John Lennon si faceva le ossa sul repertorio di Buddy Holly ad Amburgo e Keith Richards scimmiottava Chuck Berry a Richmond, lui studiava Johan Sebastian Bach. Tuttavia, da persona intelligente e di buone letture, era privo di pregiudizi. Prima prova col jazz, ma prova una certa insofferenza verso lo snob style dei club in cui si suona la musica classica nera. La scena pop invece lo incuriosisce eccome: nei primi anni Sessanta entra negli Artwoods, band del fratello del futuro Rolling Stone Ronnie Wood. Ci incide un disco ma non si ferma lì. Sperimenta quando può e con chi può poi, per sbarcare il lunario, lavora da session man e arrangiatore (nel curriculum ci finisce pure una collaborazione con i primi Kinks)
L'anno che gli cambia la vita è il 1967, lo stesso di «Sgt. Pepper» e della prima Summer of Love: insieme con il bassista Nick Simper e il chitarrista Ritchie Blackmore, Lord dà vita al primo nucleo di quelli che diventeranno i Deep Purple. L'esordio discografico arriverà un anno più tardi: quello «Shades of Deep Purple» meravigliosamente acerbo, nel quale il primo quintetto profondo porpora, con la voce di Rod Evans, proprio grazie all'organo di Jon trasforma il beat in qualcosa di diverso (vedi alla voce «Hush»). A volte tetro e crepuscolare, altre esplosivo. La band cerca uno stile originale, naviga in acque psichedeliche con virtuosismi che sono merce rara per l'epoca e consuma il suo apprendistato alla scuola compositiva di Lennon e McCartney (celebri le cover di «Help» e «We can work it out»).
Dopo tre album di ricerca, il quarto è una pietra miliare: «Deep Purple in Rock», quello con le cinque facce dei nuovi membri della band (accanto a Lord, Blackmore e Ian Paice alla batteria presenti fin dagli esordi ci sono Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso) scolpite nella roccia come i presidenti americani che hanno fatto la storia a Mount Rushmore. Un album da incorniciare in cui Lord sale in cattedra, dettando tempi e atmosfere di ogni canzone: da «Speed King» che esalta l'immaginario rock delle origini con sonorità taglienti e dissonanti che stanno nel contemporaneo all'inquietante «Bloodsucker» da cui qualsiasi band metal dovrebbe prendere appunti, fino a «Child in Time». È quest'ultima probabilmente il vero capolavoro di Lord, il pezzo che ne esalta al massimo capacità esecutiva e spregiudicatezza di ricerca. Provate voi ad ascoltarla a commento delle immagini de «Le onde del destino» di Lars von Trier senza versare una lacrima.
Se «In Rock» è il disco dell'esplosione, quelli che seguono confermano la grandezza del gruppo britannico che contende ai contemporanei Led Zeppelin la palma di più grande hard rock band di tutti i tempi. «Fireball» è una massa di incandescente follia, «Machine Head» molto di più del successo della hit «Smoke on the water», «Who do you think we are» un disco sofisticato e spesso sottovalutato. Persino il live divenne arte in mano a loro: pochi dischi dal vivo vantano la completezza di «Made in Japan». Dei Purple Lord ha fatto parte fino al 2002, resistendo a innumerevoli cambi di line-up, infilando sedici album in studio (l'ultimo è «Abandon» del ‘98) e addirittura 26 live. Ha partecipato anche allo spin off dei Whitesnake, gruppo creato dal vocalist David Coverdale per fare un dispetto a Blackmore.
Da solista ha registrato ben sette album pieni di acrobazie strumentali. Nessun timore di strafare. Non poteva averne chi è stato il primo ad attaccare un amplificatore Marshall per chitarra all'organo Hammond, ricavandone un suono molto più tagliente di quello di qualsiasi altro collega. Semplicemente il suono dell'organo «in rock».
It is with deep sadness we announce the passing of Jon Lord, who suffered a fatal pulmonary embolism today, Monday 16th July at theLondon Clinic, after a long battle with pancreatic cancer. Jon was surrounded by his loving family.
Jon Lord, the legendary keyboard player with Deep Purple co-wrote many of the bands legendary songs including Smoke On The Water and played with many bands and musicians throughout his career.
Best known for his Orchestral work Concerto for Group & Orchestra first performed at Royal Albert Hall with Deep Purple and the Royal Philharmonic Orchestra in 1969 and conducted by the renowned Malcolm Arnold, a feat repeated in 1999 when it was again performed at the Royal Albert Hall by the London Symphony Orchestra and Deep Purple.
Jon’s solo work was universally acclaimed when he eventually retired from Deep Purple in 2002.
Jon passes from Darkness to Light.
Jon Lord 9 June 1941 – 16 July 2012.
Jon Lord è meglio conosciuto per la sua appartenenza alla hard-rock band Deep Purple alla fine del 1960, eseguendo brani come "Eye Demone" e "Space Truckin '". In seguito si unì alla Whitesnake band, che ha guadagnato la fama a livello nel 1980.
https://www.youtube.com/watch?v=Yg8FT7Gg8O8
https://www.youtube.com/watch?v=1slq_FwRN8o&feature=player_embedded
http://jonlord.org/2012/07/16/jon-lord-has-sadly-passed-away/
VICHINGHI di Danimarca
I Vichinghi hanno influenzato il corso della storia europea, in Danimarca hanno lasciato tracce indelebili. I monumenti storici dell'era vichinga sono preservati nelle aree dove la natura non è stata contaminata dall'uomo. Vicino ad Aalborg c'è una straordinaria testimonianza: un'importante necropoli vichinga.
Arrivare nella necropoli di LINDHOLM
HOJE di mattino quando il sito è ancora deserto e la luce del sole crea
suggestioni d'ombre alle pietre, è facile
lasciarsi trasportare dalla fantasia ed immaginare il modo di vivere
del Vichinghi.
È stata la natura a preservare intatta
questa necropoli. All'incirca nell'anno mille, vi fu una
spaventosa catastrofe che coprì di sabbia tutte le colline di
Lindholm, chi si salvò fu costretto all'esilio. Quello che fu
rinvenuto sotto una collina furono 700 tombe stratificate e resti di
villaggi che vanno dal V secolo fino all'anno mille.
Nella zona a fine giugno c'è un importante mercato vichingo.
Nella zona a fine giugno c'è un importante mercato vichingo.
Discendenti nella mitologia dai giganti
del ghiaccio, i Vichinghi sono conosciuti per le loro straordinarie
imprese, è ormai certo che arrivarono fino all'estremità
dell'isola di Terranova, da loro chiamata Vinland per le numerose
vigne. La scoperta dell'America avvenne dunque cinque secoli prima di
Cristoforo Colombo. Essi erano anche degli esperti fabbri. Ma
furono soprattutto agricoltori. Solo una minima parte solcava i
mari. Ma tutti gli altri contribuiva alla preparazione del viaggio.
I vichinghi esploratori, alla ricerca
di espansione territoriale, hanno fama d'essere stati violenti
predatori. Nel medioevo la storia era scritta da chi deteneva la
letteratura, cioè i monaci. E sono loro che scrivendo la storia
raccontavano con enfasi dei pagani feroci che depredavano gli edifici
ecclesiali. Ma i Vichinghi non erano solo i protagonisti di quelle
cronache.
Nei poemi dell'Edda, che secondo gli
antichi erano ispirati dal loro dio Odino, c'è una concezione
dell'esistenza che ha caratterizzato la vita dei paesi scandinavi
fino ai giorni nostri. L'amore e il rispetto della propria terra e della natura.
PARCO REGIONALE DEL MINCIO
Migliaia di ettari percorsi dal FIUME MINCIO, un fiume sinuoso che visto dal satellite appare come un serpente adagiato fra campagna e boschi verdissimi. Il Parco si estende nella pianura alta verso il lago di Garda, in un'area piana coltivata nel mantovano e in una zona paludosa che diventa lacustre vicino alla città di Mantova. Il fiume Mincio nasce, o meglio esce come emissario dal Lago di Garda dopo aver abbracciato i bastioni di Peschiera del Garda, la cittadina che durante la dominazione asburgica, era una delle quattro roccaforti del Quadrilatero, l' imponente sistema difensivo. Il parco inizia dunque in provincia di Verona dov'è arricchito da vigneti, e poi giù, tra castelli e borghi antichi, arrivando fino a Mantova. L'acqua blu del lago esce dolcemente e diventa smeraldo nel fiume, ai lati del corso d'acqua vi è una pista ciclabile percorribile da Peschiera fino a Mantova.
Ed è dalla città dei bastioni che inizia la scoperta in sella alla mia nuova bicicletta.
IRLANDA: lo spirito irlandese
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