Tratto da un libro che merita una lettura attenta e stimola
alla riflessione:
PETER WHITEHOUSE, Il mito dell’Alzheimer.
Quello che non sai sulla malattia più temuta del nostro tempo,
CAIROEDITORE, 2011, pag. 24
PETER WHITEHOUSE, Il mito dell’Alzheimer.
Quello che non sai sulla malattia più temuta del nostro tempo,
CAIROEDITORE, 2011, pag. 24
Gli
scienziati non concordano ancora su che cosa sia veramente
l’Alzheimer.
Come vedremo, si tratta di una malattia priva di una definizione
chiara; non c’è consenso unanime sul modo di differenziare con
certezza questa malattia dal normale invecchiamento, tanto che ogni
diagnosi può essere solo “possibile” o “probabile”, e ogni
singolo caso ha un decorso individuale e imprevedibile.
Le terapie attualmente disponibili non sono efficaci e quando si
parla di “cura” ci si basa sulla fede nella scienza e non su
un’analisi accurata dei dati scientifici. Una cosa però la
sappiamo: la
malattia di alzheimer è diventata un’impresa multimiliardaria e
l’etichetta di ad (=malattia di alzheimer) viene in gran parte
promossa dalle aziende farmaceutiche e da alcuni illustri accademici.
Questi e altri soggetti sfruttano da un punto di vista
imprenditoriale la rappresentazione iperbolica dell’ad per
focalizzare l’interesse sulla demenza, massimizzare il sostegno
alla ricerca e tenere in piedi l’impero clinico che è stato
costruito intorno all’alzheimer. La storia medicalizzata dell’ad
genera paura, paranoia, angoscia ed emarginazione evocando immagini
potenti, che condizionano i malati e la società. Una diagnosi di ad
può corrispondere all’emissione di una sentenza che imprigiona nel
braccio della morte intellettuale molte persone anziane che sono
ancora in buone condizioni funzionali. Nel tentativo di rimuovere dal
decadimento cognitivo quel senso di disonore che vi si associa,
utilizzando un’etichetta che potesse assolvere gli individui da
ogni colpa, abbiamo invece peggiorato l’ostracismo che i pazienti
subiscono.Le
parole che scegliamo per descrivere le malattie possono essere nocive
da un punto di vista sia personale sia sociale.